Come progettare il mosaico

L'idea

L’occhio coglie, la mente rielabora e la mano abbozza.

L’importante è non perdere l’attimo! È così che inizio. Mi basta uno schizzo al volo, per non dimenticare (sai com’è, a volte la memoria fa cilecca). Un pezzo di carta strappato mi aiuta a fissare le ispirazioni (se ho il mio taccuino a portata di mano, ancora meglio; almeno quello non finisce in lavatrice!). Quando ho un po’ più di calma, di solito in casa, abbozzo anche i colori. Ma non c’è precisione, non serve.

I soggetti, invece, se non commissionati, sono pure necessità. Non seguo mode o correnti. Eseguo ciò che desidero, ciò che mi piace, ciò che mi stimola. Un ricordo, una veduta, uno sguardo fugace, una frase, una musica, uno stato d’animo.

Un giorno, mentre passeggiavo sul ciglio della strada, mi è passato di fianco un autobus. Dal finestrino, una ragazza con lo sguardo fisso e le cuffie per la musica alle orecchie. Mi sono chiesto: A cosa starà pensando? Da quale realtà starà fuggendo? Ecco come è nato “Illusione”.

Il bozzetto

Lo schizzo non ha scadenza, può rimanere là anche a lungo ed essere rispolverato al momento buono. Alcune volte, invece, sono impaziente di buttarmi su un nuovo progetto, e voglio iniziare subito un mosaico nuovo. Fatto lo schizzo, lo fisso in un bozzetto un po’ più dettagliato, ma non troppo preciso, e in base ai particolari da riprodurre, decido le dimensioni dell’opera. C’è un continuo scambio di relazioni tra due linguaggi diversi, quello dell’immaginazione (ciò che si vuole esprimere) e quello della sintesi (proprio di questa tecnica). Come mosaicista devo sempre tener conto del rapporto tra la dimensione della tessera e la dimensione dell’opera. Devo, in qualche modo, facilitarmi la vita.

La forza del mosaico è la sintesi

Inizia il lavoro di sintesi. Il grande sforzo, in questo momento, è quello di eliminare i dettagli inutili, il superfluo. Un tratto o un contorno, per esempio, diventano una linea con un preciso spessore che diventerà di tessere. Si ragiona soprattutto per campiture di colore. Più grande sarà l’opera, più si ha la possibilità di aumentare i passaggi tonali e ottenere sfumature con miscele di colore. Ma nel bozzetto, ha poco senso lavorare con colori giusti, precisi, perché c’è un limite nella gamma a disposizione del mosaicista. Gli smalti sono limitati e le pietre offrono ciò che madre natura può. Da qui nasce la vera forza di quest’arte: trasmettere concetti, sacrificando il realismo fotografico.

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