Fermarsi per avanzare

Fermarsi non è un lusso o un atto di pigrizia. Lo vivo come un qualcosa di necessario ed è ciò che ho fatto ultimamente.

Mi piace nuotare e mi piace farlo molto di più in mare aperto piuttosto che in piscina. C’è una differenze molto importante fra le due situazioni: i punti di riferimento. In piscina si è sempre al sicuro e la direzione è certa: le piastrelle sul fondo, le corsie divisorie, il soffitto, le bandierine. Non c’è proprio modo di perdersi. In mare aperto tutto ciò manca. È facile nuotare, avanzare e rendersi conto dopo poco che si sta andando in una direzione non prevista. Per questo bisogna spesso guardare, alzare lo sguardo… quasi fermarsi a pensare dove si sta andando.

Allo stesso modo, anche nella mia arte musiva, qualche pausa è d’obbligo per vedere quel che ho fatto e valutarlo rispetto alla direzione che sento giusta.
E in effetti ciò mi è stato molto utile. Ho capito quali sono i prossimi passi, ho capito a cosa posso e devo rinunciare e soprattutto ho un’energia e uno spirito nuovo per affrontare i miei prossimi progetti e che non vedo l’ora di condividere.

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