L’oro nel mosaico artistico

Oro e mosaico artistico è un matrimonio d’amore che i bizantini avevano ben compreso e che ci hanno lasciato in eredità. Tralasciamo, in questo momento, i significati simbolici e spirituali di questo prezioso materiale; perché è così evocativo e io, personalmente, adoro usarlo nei miei lavori? Che si tratti di impreziosire il mosaico, questo è certo! Basti pensare, che le tessere dorate racchiudono al loro interno una vera foglia d’oro. L’oro nel mosaico è la luce per eccellenza, nessun materiale risplende di più. E il nostro occhio è naturalmente attratto dalle superfici luminose. Se entri in un supermercato o, ancor meglio, in una profumeria, vedrai che è tutto uno sberluccicare e scintillare. C’è poco da fare: questa luce ci attrae e ci spinge a toccare, a prendere in mano gli oggetti. Non è tutto. La luce, che l’oro riflette, è vibrante. Spero ti sia capitato di passeggiare, per esempio, all’interno della Basilica di San Marco a Venezia. Ti sarai reso conto, seguendo con lo sguardo le immense pareti di mosaico che, passo dopo passo, un puntino si accende e un altro si spegne. Facci caso! Con alcuni escamotage, la luce riflessa dell’oro, non viene tutta restituita allo stesso modo. A volte prevale il giallo del metallo, a volte la superficie a specchio, altre volte l’oro appare opaco. È proprio questo che rende la superficie viva: al nostro minimo movimento o al variare della fonte luminosa, osserviamo una superficie che non è la stessa di pochi istanti prima. Strano vero, pensare al mosaico come a un qualcosa di dinamico, in movimento. È per questo che uso l’oro: ogni volta voglio esaltare la vibrazione della superficie.

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