Il titolo di questo post è un po’ altisonante, ma non preoccuparti! Non sarà niente di esoterico.
Vorrei soffermarmi su uno degli aspetti che più amo del mosaico artistico: il colore, o meglio come mi piace usarlo.
Sia chiaro. Non mi vanterò di certo di aver inventato chissà quale tecnica, cerco solo di portare avanti ciò che chi, prima di me, ha già sperimentato. Qui vorrei sottolineare il perché continuo questa esperienza.
Tutti noi siamo attratti dai colori vivi, accesi, saturi. Il nostro cervello, la nostra percezione è programmata così. In questo modo possiamo capire se un frutto, ad esempio, è maturo o meno. Proviamo a vedere cosa ho combinato in una delle mie ultime opere: Il cachi. Qui ho cercato di fermare quel particolare arancione che contraddistingue questo frutto, al massimo della sua maturazione. Ma come fare perché sia così vivo come ci appare dal vero?
Ora non voglio annoiarti le teorie del colore di Chevreul, Itten o Goethe. O scendere in tecnicismi di sintesi additiva/sottrattiva. O fare paragoni con Impressionisti e Puntinisti. Magari lo farò in un altro post, ma intanto… Il colore è gioia e vita: godiamocelo.
L’artista mosaicista è fortunato, perché può far affidamento su smalti dai colori veramente brillanti. Sembra semplice: basta prendere un arancione e riprodurre l’opera. Sì, può funzionare. Ma io non mi accontento: voglio che i colori vibrino fra loro, devo creare quella piccola imperfezione che dà all’opera quel velo di spontaneità e naturalezza.
E così aggiungo al colore dominante delle contaminazioni, altri colori che lì per lì sembrano centrare poco. Come i miei maestri mi hanno insegnato, nell’arancione c’è del blu, nel rosso c’è del verde, nel viola c’è del giallo. Ed è così che accade la magia: basta guardare l’opera qualche passo indietro e tutto si trasforma e ciò che sembrava contraddittorio si amalgama e i colori si accendono eccitati l’uno dall’altro. Perché l’immagine si forma non in quel che vediamo, ma in quel che percepiamo.
L’opera, così come la vediamo da vicino.
Con una simulazione, ecco invece come percepiamo l’opera e come i colori si fondono quando guardiamo l’opera da lontano.